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Il piacere sessuale

La sessualità è sempre stata al centro dell’attenzione dell’uomo e il tentativo d’interpretarla lo ha accompagnato per tutto lo sviluppo della sua cultura.

Per molto tempo ha poggiato su una rigida separazione: il proprio dell’uomo, ciò che lo qualificava come tale, era indicato nell’anima, mentre il corpo, e con esso la sessualità, era una semplice appendice, qualcosa di estraneo e di ultimamente incomprensibile, da governare secondo i principi dello spirito. Non solo la sessualità, ma tutta la realtà corporea, era in qualche modo separata daII’uomo. Nel corso del tempo, il rifiuto di tale divisione, sorretto dal desiderio di una maggiore integrazione di ciò che comunque costituisce l’essere umano, ha portato ad un diverso modo di vedere le cose, dove la realtà corporea assume centralità e dignità. Il corpo, insomma, non è più vile ed inerte materia, ma organismo vivente, regolato da leggi ed eventi da cui l’uomo si riconosce condizionato e dipendente.

Paradossalmente, però, la contrapposizione tra anima e corpo, rifiutata in modo esplicito sul terreno della teoria generale, resta ugualmente operante anche all’interno della seconda prospettiva, e questo soprattutto per la sessualità. Secondo la concezione biologica, infatti, gli organi sessuali hanno uno sviluppo ed una maturazione dalla quale il soggetto è influenzato; in ordine a tale sviluppo, egli acquista progressivamente nuove capacità e nuovi desideri. É come dire che la sessualità “accade” negli organi, appartiene interamente ad essi, alla loro realtà e sviluppo, in modo assolutamente indipendente dall’Io.

E se la sessualità appartiene agli organi, al corpo e ai suoi apparati neurofisiologici, essa è totalmente estranea alla mente, è solo dato ineluttabile di cui bisogna prendere atto, ma del quale il soggetto non ha alcuna responsabilità. Sono molti i dati che mettono in discussione questo riduzionismo biologico. I casi di impotenza e di frigidità, quelli di eiaculazione precoce o di vaginismo sono tutti esempi dell’impossibilità di avere rapporti sessuali soddisfacenti in presenza di organi del tutto sani e normali, in presenza, cioè, di una biologia che dovrebbe portare il soggetto ad un comportamento “unico” e preordinato, così come pressapoco accade per l’udire, il vedere, il camminare, ecc.
Contrariamente, anche in presenza di organi sessuali lesi od addirittura assenti, gli individui sono in grado di espletare normali funzioni sessuali.

Il riduzionismo che stiamo osservando è messo in crisi da ulteriori osservazioni. Si sa che gli organi di senso sono differenziati rispetto alla sensibilità corporea generale: le sensibilità ad essi legate sono veicolate da strutture neurofisiologiche particolari, cui corrispondono, nel cervello, zone altrettanto differenziate.
Non altrettanto accade per le sensazioni sessuali; non esistono, ad esempio, recettori sensoriali negli organi sessuali che siano diversi da quelli che si trovano sparsi su tutta la pelle o fasci nervosi che conducono la specifica sensibilità degli organi sessuali lungo vie differenziate da un punto di vista anatomico. I centri cerebrali cui è connessa la stimolazione sessuale, inoltre, non sono delimitabili al pari di quelli che, per esempio, elaborano la sensibilità visiva oppure auditiva.
Proprio per questo, la medesima stimolazione può costituirsi, a seconda del contesto in cui si trova il soggetto, a volte come sessuale e gradevole, altre volte come sgradevole, altre volte ancora come indifferente. Viceversa, afferenze non provenienti dagli organi genitali, possono essere vissute come sessuali.
Sulla scorta ditali dati, si può affermare, dunque, che la sessualità non accade negli organi, ma che da essi è solo mediata; essa è prima di tutto elaborata dalla mente, al pari di ogni altra emozione. É, più precisa…