PsicoterapiaGenova

Il pensiero “pecora nera”: rischiare il cambiamento

Pecora nera è un modo di dire popolare che sta ad indicare chi non si adatta alle leggi del gregge, emerge per differenza e quindi è ben visibile.

Questo permette al gruppo-gregge di attribuire al diverso tutta una serie di “qualità negative” che è faticoso riconoscere come proprie. Volendosene quindi sbarazzare, possono con facilità essere attribuite, appunto, al soggetto che non si allinea. Ma se vogliamo guardare la cosa da una prospettiva “intrapsichica”, possiamo pensare al gregge-pecore-bianche come alla moltitudine di pensieri, sensazioni, emozioni e sentimenti che “pascolano” nella nostra mente-campo, secondo schemi e abitudini più o meno consolidati e collaudati.

Il prezzo di una routine statica

Questa circolazione può farci sentire relativamente al sicuro, immaginando che tutto si svolga secondo modalità di routine e che, se abbiamo qualche buon cane pastore a guardia del nostro gregge-emozioni, possiamo dormire sonni tranquilli. Questa modalità, che garantisce alla nostra mente la possibilità di non essere sorpresa, esige però un prezzo non piccolo da pagare: una sicurezza ottenuta attraverso il mantenimento di una routine statica, che può raggiungere l’obiettivo solo accettando di non prendere in considerazione nulla che non sia il “già noto”, ben presto farà mancare l’aria.

La noia e il non senso potranno presentarsi come costo in cambio di certezze collaudate ma sempre più rigide e necessariamente conformiste. Cosa accade se nella moltitudine dei sentimenti-pensieri con cui abbiamo preso confidenza – e che quindi secondo antiche scaramanzie sentiamo bianchi, cioè rassicuranti – si intrufola imprevisto e improvviso un pensiero-pecora-nera? Ne basta uno solo per turbare l’equilibrio.

Rischiare il nuovo

Nulla è più come prima, ciò che non avevamo messo in conto si affaccia nel campo-mente con la sua ineludibile realtà e impone “decisioni”. La nostra mente è eternamente in conflitto tra due opposti desideri: cambiare muovendosi verso il nuovo e non cambiare nulla, cercando strade che facciano molto polverone, creino movimento apparente, e lascino tutto uguale a sempre. Qui sta il dilemma a cui la nostra mente è costantemente esposta: rischiare il movimento, contaminarsi con ciò di cui non si sa ancora, sperimentare momenti di confusione, incertezza, ricerca di un modo nuovo di riposizionarsi, o battersi strenuamente contro tutto questo?

La sfida tra il bianco e il nero

Nella nostra immagine: accogliere il pensiero-pecora-nera, trovargli un posto, valorizzarne la differenza come nuovo elemento germinativo che porterà cambiamenti sentiti come evolutivi, o cacciarlo fuori in modo drastico e assoluto perché la mente non debba attraversare momenti di dubbio creativo che potrebbe essere sentito come troppo destabilizzante. Questo dilemma scorre più o meno visibile nella nostra quotidianità: se ci pensiamo un attimo costantemente ci troviamo a dei bivi e dobbiamo scegliere. Questa responsabilità può affaticarci molto e spingerci a diventare estremamente capaci di evitarla, oppure può diventare una benevola sfida che ci porta a chiederci come ci muoviamo dentro di noi tra il bianco e il nero, a chiederci se riusciamo anche a vedere, senza troppa paura, le sfumature dei colori che abbiamo a disposizione, in modo da poterli usare anche per affrontare i momenti difficili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *