PsicoterapiaGenova

«Meno male! Era solo un sogno». Anche in psicoterapia?

Quante volte ci è capitato di svegliarci la mattina da un brutto sogno e provare un sollievo immediato non appena ci rendiamo conto che quello che avevamo vissuto era solo un sogno? In quel momento la vita da svegli ci appare la realtà e quella della notte si manifesta come uno strano gioco della mente che siamo portati a pensare privo di senso.

Quanto è reale il mondo che definiamo tale?

Se ci mettiamo ad indagare un minimo più a fondo scopriamo, per esempio, che i colori non esistono e che sono solo onde elettromagnetiche che il nostro cervello decodifica come sfumature cromatiche. Però la “verdita’” o la “rossita’” non hanno nessuna sostanza propria. Per la luminosità vale la stessa cosa, così come per il calore. Noi siamo immersi in una bagno di onde elettromagnetiche che rappresentiamo di volta in volta come: colore, calore e luce, ma questo è un prodotto della nostra mente.

Se spingiamo lo sguardo più nel profondo e ci chiediamo se almeno esistono le onde elettromagnetiche, anche qua ci troviamo a scontrarci con dei problemi. Infatti l’idea che siano “onde” è solo un modello matematico che descrive parte delle caratteristiche di questo fenomeno; in talune circostanze risulta incapace di dare una lettura funzionale del processo.

Quanto è grande la materia?

Non ci resta allora che chiederci se almeno la materia esista e anche lì siamo nei guai, perché la fisica ci dice che, per esempio, se prendessimo tutta la materia di cui è costituita la razza umana e la potessimo “impacchettare” in un unico spazio massimamente denso, questo insieme di “realtà” non sarebbe più grande di una zolletta di zucchero.

Il resto è vuoto. Vuoto? Che significa? Non lo sappiamo. Allora in che senso possiamo definire irreali i sogni? Possiamo davvero dire che sono costrutti soggettivi che non hanno nulla a che fare con ciò che è vero in quanto prodotti della  mente? Se si, allora in che modo li distinguiamo dalla costruzione percettiva e cognitiva che operiamo su quello che arriva come stimolo dall’esterno in ogni istante? Potremmo andare avanti a complicarci ancora molto le cose, però il punto è questo: il sogno è davvero sostanzialmente diverso dalla nostra percezione di realtà? La domanda è interessante.

Sogno, mondo esterno e realtà. Come coniugarli?

Queste riflessioni potrebbero portare su una china alquanto nichilista, ma non è l’unica strada che è possibile prendere. In seduta a noi analisti capita giornalmente di scoprire che i sogni della notte e le associazioni nello stato di veglia non sono formazioni casuali e prive di senso. Spesso intessono trame di significato che descrivono in modo metaforico la realtà psichica del sognatore e il suo mondo di stare in relazione con gli altri con una precisione e una profondità lontana spesso dalle competenze autoriflessive del soggetto. E allora ci viene da chiedere: chi è il sognatore che sogna il sogno e cosa sta rappresentando?  Per gli entronauti di vocazione, il mondo immaginale che si dispiega durante la notte è vicino al mondo della poesia e del teatro ed è percepito come un modo di funzionare della mente diverso da quello dello stato di veglia, ma “reale” allo stesso modo. Certo questo modo di mappare la realtà non è funzionale per la sopravvivenza fisica, ma è assolutamente necessario per intessere un dialogo vivo con il mondo, capace di promuoverci co-creatori di quella esperienza soggettiva che si dispiega di momento in momento e che costituisce il nostro orizzonte degli eventi.

Il significato dei sogni in psicoterapia

In analisi i sogni rappresentano l’espressione di un modo di funzionare della mente che coglie il significato soggettivo degli eventi per il sognatore e ciò che sta succedendo alla coppia impegnata nella sua codifica. Terapeuta e paziente, a partire dal racconto di un sogno, si impegnano in una danza fatta di immagini che piano piano, in modo imprevedibile, prende la forma di un racconto capace di fare sorgere nuovi modi di rappresentare sé stessi e la realtà. In altre parole quello che cambia con il procedere del percorso analitico, anche grazie alla interpretazione dei sogni, è il modo di percepirsi come soggetti nel mondo, passando da una rappresentazione egoriferita e limitante ad una capace di dialogo e di creatività. La prospettiva dell’analisi non è, pertanto, solo quella di superare i sintomi, ma di accrescere la vitalità con cui ci si approccia alla propria esistenza.

Credit immagine: IG @Paulblow

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *