La STANZA DELLA SABBIA
Gli psicoterapeuti del Cstcs, di impostazione freudiana/bioniana, tra i variegati percorsi di aggiornamento e formativi, caratterizzati anche dal confronto con modelli differenti dal proprio, hanno proposto ad un analista junghiano, Angelo Malinconico, di intraprendere un percorso di gruppo mediato dal Gioco della Sabbia.
Il gruppo di psicoterapeuti si era già confrontato per lunghi anni col modello junghiano; nello specifico, con lo Psicodramma Gruppoanalitico di Giulio Gasca. La curiosità attivata da quella esperienza è transitata nella direzione, appunto, del Gioco della Sabbia.
Lo scopo di questa metodica è di aumentare le capacità di analizzare e guardare in gruppo le dinamiche che si sviluppano nell’Istituzione: aiutare a superare l’ansia e l’ambivalenza insita nella condizione lavorativa dell’operatore psicologico, sia che lavori privatamente, sia se inserito nelle organizzazioni di aiuto; offrire un contenitore per la inevitabile condizione di solitudine e i conseguenti rischi di burn-out, principalmente attraverso un confronto equilibrato con i vissuti suscitati dalla pratica psicoanalitica.
Il gruppo è composto da analisti didatti del Cstcs che si riuniscono periodicamente.
La metodica del Gioco della Sabbia si sviluppa in due tempi: nella prima seduta un componente va alla sabbiera e “gioca/risogna” un proprio sogno, ancor prima di averlo raccontato al gruppo, scegliendo e disponendo nella sabbiera gli oggetti che ritiene adatti alla ricostruzione della scena onirica; nella seconda è il gruppo che nella propria interezza costruisce una scena libera. In questo modo, quindi, il sogno non appare più relegato nel mondo privato del sognatore, ma è considerato come uno strumento privilegiato di comunicazione e trasformazione .
La gestualità, esprimendosi con una naturalezza maggiore e attingendo a cose e personaggi del mondo quotidiano, risulta certamente più precisa della parola. Scegliendo il determinato oggetto o personaggio tra tanti, il soggetto opera un’automatica e inconscia associazione; ascolta attraverso lo sguardo, dice attraverso le mani, il gesto e gli oggetti.
È in progetto l’estensione di questa metodica che verrà utilizzata oltre che nell’ambito formativo anche in quello psicoterapeutico.